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Nella provincia storica di Capitanata la configurazione orografica e idrografica del territorio rende difficile il controllo delle acque di superficie. Non sorprende il fatto che nella statistica generale della provincia del 1867 le terre inondate e paludose occupino 6.619 ettari.
A partire dalla seconda metà del Cinquecento, in occasione delle operazioni di reintegra e compasso dei tratturi e delle poste doganali o delle semplici misurazioni e verifica dei confini delle proprietà, gli agrimensori, gli ingegneri e gli architetti descrivono la situazione compromessa di fiumi, torrenti, laghi e paludi disegnando le aree di esondazione; i tratti rettificati del corso di fiumi e torrenti con i vecchi e i nuovi argini; i canali artificiali aperti per il deflusso delle acque, l’alimentazione dei mulini e l’irrigazione dei campi; le aree di bonifica sottratte alle paludi.


L’Archivio di Stato di Foggia e la Sezione di Stato di Lucera conservano un prezioso corpus di documenti cartografici, che testimonia il disordine idrogeologico delle terre lungo i fiumi e i torrenti, intorno ai laghi e alle paludi.
Generalmente i proprietari delle terre vantavano il diritto di possedere le acque e rivendicavano la scelta di usarle o deviarle con la costruzione di canali e canaletti "artefatti" o "riportati". Nelle relazioni che accompagnano le operazioni di rilievo e la redazione delle perizie, i tecnici non mancano di sottolineare come in molti casi gli interventi puntuali dei singoli proprietari abbiano alterato gli equilibri territoriali a danno delle aree di confine.
Esemplare il caso della masseria Innacquato, descritto dall’agrimensore Giuseppe Rosati e dall’ingegnere Nicola Mangarella in due distinte perizie, datate rispettivamente 12 febbraio e 25 maggio 1792. Entrambi i tecnici sostengono la tesi che la soluzione al problema dello straripamento del fiume Carapelle in località Vitone, indirizzando le piene verso la masseria, fosse stata responsabile del dissesto idrico della zona. La soluzione proposta da Rosati è invece quella di costruire un canale per contenere le piene del fiume e convogliarle al mare, nell’interesse generale dei proprietari: "tutti i terreni adiacenti all’una ed all’altra sponda vengano ad essere in meno pericolo".
Sfogliando la cartografia settecentesca e ottocentesca il tema delle acque sregolate si ripresenta puntuale in tutta la sua evidenza e gravità. Abbiamo scelto alcuni esempi: i rilievi degli argini del fiume Carapelle (1785), del pantano Salso (1787) e delle paludi Sipontine (1828-’37); il vecchio e il nuovo corso del fiume Cervaro (1838); le peschiere nel lago di Varano (1846); il pantano Belvedere (1848); il lago Salpi (1849); le paludi in località Calcaro (1857); il torrente Candelaro (1858); il torrente Sannoro (1859); la palude Portata Fontanarosa (1865); i rilievi delle aree di esondazione del torrente Celone (1840), del lago Lesina (1843), del torrente Triolo (1845), del fiume Carapelle in località Ordona (1851 e 1891); i progetti dei canali di irrigazione in località Fontana Salice (1844) e Stornarella, (1853) e per le acque del torrente Celone (1856, 1865).

Le immagini del percorso sono tratte da fondi e subfondi diversi: I Serie Carte PatrimonialiPiante TopograficheTavoliere di PugliaSeconda Camera Processi dell'Archivio di Stato di Foggia; Perizie e Processi verbali ed atti istruttori dell'Archivio di Stato di Foggia, sezione di Lucera. Seleziona il testo evidenziato per accedere direttamente a tutto il materiale dei subfondi presenti in Teca Digitale.